La Divina Commedia

La Divina Commedia è un poema in versi composto da Dante negli anni dell'esilio fra il 1307 e il 1320 circa, in cui il poeta narra un suo immaginario viaggio attraverso l'Inferno, il Purgatorio e il Paradiso effettuato durante la settimana santa del 1300. La scelta di questo periodo non è casuale perché la settimana santa, in cui si celebrano la morte e la resurrezione di Gesù Cristo, è per il cristiano il momento della riflessione, del pentimento e della purificazione spirituale. Inoltre nel 1300 papa Bonifacio VIII istituisce il primo giubileo del mondo cristiano, cioè un anno santo in cui tutti i fedeli che si pentono e compiono particolari pratiche religiose, come il pellegrinaggio a Roma, possono ottenere il totale perdono dei peccati.

 

La struttura e le scelte metriche

La Divina Commedia è un poema suddiviso in tre cantiche, cioè in tre parti che corrispondono alle tappe del viaggio di Dante, ciascuna delle quali è costituita da 33 canti, per un totale di 99 canti più uno iniziale che serve a introdurre l'opera. Dante utilizza i versi endecasillabi raggruppati in terzine e legati da rima incatenata secondo lo schema ABA BCB CDC ecc. La struttura della Divina Commedia è costruita sulla ripetizione del numero tre e dei suoi multipli: infatti nella cultura medievale il numero tre ha un valore magico, perché è simbolo della perfezione, e religioso, perché richiama il mistero della Santissima Trinità.

Il significato del poema

Il viaggio nell'aldilà ha un profondo significato spirituale: poiché Dante si è allontanato da Dio diventando un peccatore, deve compiere un lungo cammino di purificazione. Nell'Inferno e nel Purgatorio Dante è accompagnato dal poeta latino Virgilio, poiché, oltre a essere un «maestro» di stile poetico e un simbolo della ragione umana, Virgilio aveva profetizzato in una delle sue opere l'inizio di una «nuova età dell'oro», immagine che era stata interpretata dai contemporanei di Dante come un'anticipazione della nascita di Cristo. In Paradiso, invece, Dante è guidato dall'amata Beatrice. Questo itinerario ha un significato allegorico, in quanto rappresenta lo sforzo che tutti gli uomini devono compiere per passare dal peccato alla salvezza dell'anima.

 

 

La lingua e il perchè l'opera è intitolata Divina Commedia

Dante viene considerato il "padre della lingua italiana" perché usa il volgare fiorentino, cioè la lingua parlata ai suoi tempi a Firenze, trasformandolo in una lingua letteraria di altissimo livello ma molto varia e ricca: nel poema compaiono infatti espressioni nobili e frasi popolari, termini scientifici, religiosi e filosofici grazie a cui il poeta adatta il suo linguaggio ai diversi argomenti trattati.
Inizialmente Dante intitola la sua opera semplicemente Commedia o Comedia perché essa cominciava con argomenti drammatici (Inferno) e si concludeva positivamente (Paradiso), come stabilito dalle regole della "commedia" tramandate dalla tradizione. L'aggettivo divina viene aggiunto nel 1373 da Giovanni Boccaccio per esaltare l'eccezionalità del poema; solo a partire dall'edizione a stampa curata dal poeta Ludovico Dolce e pubblicata a Venezia nel 1555, diviene comune il titolo Divina Commedia.

L'Universo ai tempi di Dante

Gli uomini del Medioevo credevano che la Terra fosse il centro dell'Universo e che fosse divisa in due emisferi: l'emisfero boreale, abitato dall'uomo, andava dalle colonne d'Ercole (oggi stretto di Gilbilterra che divide la Spagna dal Marocco) al Gange (in India), mentre l'emisfero australe, completamente disabitato, era coperto dalle acque. Essi erano anche convinti che la città di Gerusalemme fosse il centro del mondo e che il cielo fosse costituito da cerchi concentrici. Per questo motivo il viaggio di Dante comincia proprio dalla porta di Gerusalemme, al di sotto della quale si apre un'ampia voragine a forma di imbuto che arriva al centro della Terra: è l'inferno, suddiviso in nove cerchi sempre più stretti, dove i peccatori sono puniti per le loro colpe. Agli antipodi di Gerusalemme si trova il Purgatorio, che ha la forma di un tronco di cono corrispondente a quella dell'Inferno capovolta. Il Purgatorio è una grande isola in mezzo al mare dell'emisfero australe ed è suddiviso in sette cornici in cui si trovano i peccatori che fanno penitenza. Sulla cima del Purgatorio si trova il Paradiso terrestre. Il Paradiso è costituito da nove cieli nei quali si trovano gli spiriti beati: i primi sette hanno il nome dei corpi celesti più vicini alla Terra (Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno), l'ottavo è il cielo delle Stelle fisse, mentre il nono, chiamato Primo mobile, fa muovere tutti i cieli sottostanti. All'esterno delle nove sfere celesti si trova l'Empireo, un cielo eterno e infinito.

 

 

Inferno

Smarritosi nella selva oscura del peccato, da cui tre bestie feroci gli impediscono di uscire, Dante sta per perdere ogni speranza quando gli si avvicina il poeta latino Virgilio, il quale gli spiega che se vuole liberarsi dal peccato dovrà attraversare il mondo dell'oltretomba: nell'Inferno e nel Purgatorio gli farà da guida Virgilio stesso, mentre ln Paradiso sarà accompagnato da Beatrice. Dante accetta e i due poeti varcano la porta dell'Inferno, dove sono accolti dalle urla degli ignavi, peccatori che non hanno avuto alcun interesse nella vita e sono ora condannati a correre nudi dietro a una bandiera, tormentati da insetti. Nel frattempo sulle rive del fiume Acheronte altre anime aspettano di essere condotte alla loro punizione dal diavolo Caronte, che con la sua barca traghetta sull'altra riva anche Dante e Virgilio.
I due giungono nel Limbo (l cerchio), dove si trovano le anime degli uomini giusti morti senza battesimo, e da li cominciano la discesa verso l'Inferno vero e proprio: nel II cerchio, custodito da Minosse, incontrano i lussuriosi che in vita sono stati travolti dalle passioni e sono ora trascinati da un fortissimo vento, mentre nel cerchio successivo, sorvegliati dal diavolo Cerbero, giacciono nel fango e sotto una pioggia eterna i golosi. Giunti al IV cerchio, con difficoltà Virgilio ottiene dal demone Pluto il permesso di proseguire e di incontrare le anime degli avari e dei prodighi che, divisi in due gruppi, spingono un macigno con il petto accusandosi a vicenda dei loro peccati. Seguendo il corso di un fiume, Dante e Virgilio arrivano nel V cerchio dove iracondi e accidiosi (le persone dominate dalla pigrizia) sono immersi nel fango della palude Stigia. I poeti la attraversano sulla barca del diavolo Flegiàs e arrivano al VI cerchio, nella città infernale di Dite dove, in tombe infuocate, sono sepolti eretici ed epicurei colpevoli di aver sostenuto idee contrarie al cristianesimo. Dopo una ripida discesa i due viaggiatori giungono al VII cerchio, dove sono puniti tutti i tipi di violenti: assassini, immersi nel fiume di sangue bollente Flegetonte, suicidi, trasformati in alberi a cui vengono strappate le foglie, sciaIacquatori, inseguiti da cagne affamate, bestemmiatori, sodomiti e usurai colpiti da una violenta pioggia di fuoco. Dante e Virgilio si trovano poi sull'orlo di un precipizio che superano salendo sulle spalle del mostro Gerione, il quale li porta nelle Malebolge (VIII cerchio), dove si trovano tutti i generi di fraudolenti (gli ingannatori): seduttori, lusingatori, simoniaci (religiosi che si sono arricchiti ingannando i fedeli), maghi e indovini, barattieri, politici corrotti, ipocriti, ladri, potenti che hanno favorito con l'inganno la propria parte politica, seminatori di discordia, falsificatori di metalli, di moneta, di identità e di parola, tutti sottoposti a pene feroci da parte dei diavoli. Superate le Malebolge, Dante e Virgilio arrivano al pozzo dei Giganti dove salgono sulle mani di Anteo che li deposita sul fondo dell'Inferno, nel IX cerchio, in cui i traditori sono immersi nelle acque gelate del lago Cocito: nelle prime due zone ci sono i traditori dei parenti e della patria, tra i quali Dante incontra il conte Ugolino, mentre nella terza e nella quarta zona sono puniti i traditori degli ospiti e dei benefattori. Nel punto più basso del IX cerchio i due trovano Lucifero, l'angelo ribelle, che dopo essere stato scaraventato giù dal cielo si è conficcato nel centro della Terra, dove maciulla i corpi di CasSio, Bruto e Giuda con le sue tre bocche. Scendendo lungo il suo corpo, Dante e Virgilio raggiungono un sentiero nascosto (la natural burella) al termine del quale finalmente ritornano alla luce.

La condizione dei dannati

La condizione dei dannati Il mondo delle anime dannate è caratterizzato dal buio e dal rumore. Nell'Inferno infatti è sempre notte e l'aria è attraversata da pianti, urla, lamenti e bestemmie che spesso terrorizzano Dante. I peccati commessi dai dannati sono più gravi man mano che si scende verso il basso e le loro pene sono eterne, immutabili e seguono la legge del contrappasso, per cui ogni punizione si ricollega alla colpa commessa per analogia o per contrasto: gli ipocriti, che in vita hanno nascosto agli altri la loro vera natura, sono condannati a camminare indossando mantelli che sembrano d'oro scintillante ma in realtà sono di pesantissimo piombo; gli avari e i prodighi, che sono stati troppo attaccati al denaro o, al contrario, lo hanno sperperato, sono divisi in due gruppi che girano spingendo un macigno con il petto e quando si scontrano si accusano a vicenda dei loro peccati; gli iracondi, che hanno vissuto pieni di rabbia e di violenza, stanno sulla superficie della palude Stigia picchiandosi a vicenda.

Purgatorio

Usciti dall'Inferno, Dante e Virgilio si ritrovano su una spiaggia di fronte alla montagna del Purgatorio; da qui vedono una piccola nave guidata da un angelo che conduce le anime al percorso di purificazione. I due poeti riprendono il cammino e giungono nell'Antipurgatorio, dove si trovano coloro che si sono pentiti tardi dei loro peccati: tra essi ci sono i morti scomunicati come l'imperatore Manfredi di Svevia, i pigri, I morti di morte violenta, e infine, in una valle ricca di fiori. i principi che hanno trascurato la vita spirituale per la politica. Finalmente Dante e Virgilio arrivano davanti alla porta del Purgatorio, dove l'angelo guardiano incide sulla fronte di Dante sette P che indicano i sette peccati capitali da cui egli deve purificarsi nel suo cammino, e solo dopo gli permette di entrare. Nella I cornice del Purgatorio si trovano i superbi, che avanzano curvi sotto il peso di massi pesanti, nella II gli invidiosi, coperti da un cilicio grigio (una veste di stoffa ruvida indossata direttamente sulla pelle) e con le palpebre cucite con il filo di ferro, nella III gli iracondi, avvolti in un fumo che li soffoca e li acceca, nella IV gli accidiosi che corrono gridando. Al termine di ogni cornice un angelo cancella ura P dalla fronte di Dante, indicandogli come proseguire il cammino. Dopo una notte di riposo, i due poeti arrivano alla V cornice dove avari e prodighi sono distesi con il viso rivolto a terra e le mani e i piedi legati: tra loro c'è il poeta latino Publio Stazio che. avendo terminato la condanna, si offre di accompagnarli. Nella VI cornice i tre viaggiatori incontrano i golosi, condannati a passare accanto ad alberi da frutta e sorgenti limpide senza poter né mangiare né bere, e nella VII i lussuriosi, che camminano tra le fiamme baciandosi fraternamente in silenzio: tra questi Dante riconosce il poeta stilnovista Guido Guinizzelli. Conclusa la sua faticosa salita, prima di entrare nel Paradiso terrestre Dante deve superare una barriera di fiamme purificatrici, e solo dopo può proseguire fino a un boschetto attraversato da un fiume limpido. Li Matelda lo conduce da Beatrice, che gli appare, luminosa e splendida, al termine di una lunga processione nel momento in cui Virgilio sparisce. Beatrice incoraggia Dante a pentirsi dei suoi peccati: il poeta dapprima si immerge nel fiume Lete che cancella la memoria delle colpe passate, poi nel fiume Eunoè che ravviva il ricordo del bene commesso e, finalmente purificato, è pronto a proseguire il suo cammino verso il Paradiso

La condizione dei penitenti

Le sette P incise dall'angelo sulla fronte di Dante rappresentano superbia, invidia, ira, accidia, avarizia, gola, lussuria, i sette peccati capitali da cui le anime devono purificarsi. I peccatori sono distribuiti sulle cornici del Purgatorio secondo uno schema preciso: chi si trova più in basso ha commesso peccati più gravi di chi si trova più vicino al Paradiso terrestre. La condizione dei penitenti è temporanea, in quanto la loro pena dura in proporzione al tempo trascorso in vita nel peccato: per esempio i morti scomunicati sono condannati a rimanere fuori dal Purgatorio trenta volte il tempo che hanno passato in vita Iontani da Dio. Le penitenze a cui sono sottoposte le anime che si trovano nel Purgatorio possono però essere abbreviate dalle preghiere dei vivi che si ricordano di loro.

Paradiso

Senza comprendere come sia possibile, Dante si accorge di volare verso il Paradiso insieme a Beatrice ad altissima velocità. Nel cielo della Luna i due incontrano gli spiriti che non hanno rispettato i voti, trasparenti come immagini riflesse dai vetri. Il loro viaggio prosegue poi verso il cielo di Mercurio dove si trovano gli spiriti attivi che operarono per conseguire onore e fama, tra cui l'imperatore romano Giustiniano, avvolti in aureole che risplendono maggiormente quando essi sono contenti. Dante e Beatrice salgono allora al cielo di Venere, dove gli spiriti amanti cantano e danzano a grandissima velocità. Mentre il poeta ammira l'armonia dei corpi celesti, viene sollevato verso il cielo del Sole, dove gli spiriti sapienti si dispongono a cerchi concentrici intorno a lui e a Beatrice risplendendo tanto da fargli abbassare gli occhi. Fissando il volto sempre più radioso di Beatrice, Dante si sente sollevato verso il cielo di Marte dove appare una croce composta da infiniti lumi in movimento: sono gli spiriti che hanno combattuto per la fede, tra i quali c'è Cacciaguida, un antenato di Dante morto durante la seconda crociata. Al termine dell'incontro con Cacciaguida, Dante e Beatrice salgono al cielo di Giove dove si trovano gli spiriti giusti, disposti in modo da formare il segno dell'aquila, simbolo dell'Impero e della giustizia. Prima di giungere al cielo di Saturno, dove si trovano gli spiriti contemplanti che salgono e scendono lungo una scala di cui non si vede la fine, Beatrice avverte Dante che non sorriderà più perché la luminosità del suo sorriso, causata dalla vicinanza a Dio, sarebbe insopportabile per lui. L'ascesa prosegue fino al cielo delle Stelle fisse, dimora degli spiriti trionfanti, illuminati dalla luce di Cristo. Dante rivolge un ultimo sguardo alla Terra, piccolissima e lontana, e subito si trova nel IX cielo, Il Primo mobile, dove cerchi di fuoco girano attorno a un punto luminosissimo: è Dio, circondato da nove schiere di angeli. Superato l'ultimo cielo, Dante e Beatrice arrivano all'Empireo dove la rosa dei beati si trova in una struttura a forma di anfiteatro, sul cui gradino più alto sta la Vergine Maria. All'improvviso Dante si accorge che Beatrice non è più al suo fianco ma ha preso posto tra i beati, mentre accanto a lui c'è san Bernardo che rivolge alla Madonna un'intensa preghiera di lode chiedendole di concedere a Dante la possibilità di vedere Dio. La Madonna acconsente e finalmente Dante riesce a fissare la luce di Dio, al cui centro riconosce i tre cerchi che rappresentano la Trinità. Anche se il suo intelletto non è in grado di comprendere ciò che vede, il poeta è appagato e beato per l'armonia che quella visione dà alla sua anima.

La condizione dei beati

Il Paradiso è caratterizzato dalla luminosità e dalla gioia: Dante può sfidare le leggi fisiche e passare in volo ascendente da un cielo a un altro grazie al sorriso sempre più luminoso di Beatrice che lo accompagna. Le anime beate vivono una condizione eterna e immutabile. Esse risiedono nei diversi cieli e sono più o meno vicine a Dio a seconda del loro grado di beatitudine, ma nessuna soffre o prova invidia perché la grazia che hanno e di godere completamente della loro situazione.